giovedì 15 maggio 2014

La scelta



«Vuoi vivere? O vuoi morire?» questa sembra la domanda che in questo momento, nel segreto del proprio cuore, la maggior parte delle persone si pone ogni mattina, al risveglio. Mi fa aggrappare con forza a un ricordo di bambino: tornai a scuola dopo le vacanze estive e una bambina che mi piaceva mi disse «ciao» con un sorriso grandissimo e mi diede un bacio sulla guancia. Quel «ciao» sprigionò in me un’energia così forte, alta e potente, che per anni mi sono riconnesso a quel bacio, nei tempi tristi, ricavandone ancora gioia; tutt’oggi, se ci penso, sento che quella piccola felicità, così pura e totale, non si è ancora del tutto esaurita. Quella bambina mi ha aiutato a vivere. Il suo «Ciao» mi ha salvato nei miei giorni più bui. In quell’abbraccio, avevo sentito d’improvviso aprirsi una «gravità» più grande nella mia vita, una forza divina, un rapimento dall’alto, un campo di energia sconosciuto ma simile a me, che mi faceva sentire in contatto con un Dio dentro di me. Ma quel giorno imparai anche quanto sia pericoloso attribuire questo fenomeno alla persona che ti dà quell’esperienza: essa si trova in mano il potere di unirti alla vita quando si avvicina a te e farti provare un senso di morte nell’allontanarsi. Questo è il movimento che vedo oggi intorno a me. Ne parlo perché le sue proporzioni sono divenute evidenti. Almeno una persona al giorno viene da me, a lavorare in una consultazione, portando problemi all’apparenza innocui, che nascondono in realtà una scelta ben più profonda: quella tra vivere e morire. Siamo in un momento di grande trasformazione collettiva, in cui c’è un vero e proprio salto tra un modello esaurito e uno assai più rarefatto ed evoluto. In questo cambiamento, tutte le strutture, non solo quelle sociali e antropologiche, ma soprattutto quelle psichiche e fisiche, vengono scardinate alle fondamenta. Le soluzioni che funzionavano fino a pochi anni fa, si rivelano inconsistenti. Terapie, farmaci, cure: tutto sembra scontrarsi con una forza più grande, che trascende di molto la nostra comprensione. Molti non si accorgono del rischio che corrono e di come la scelta stia solo a loro: l’essere attratti dalla morte, il pensiero fisso, il non avere un progetto, il ripetere una sequenza di azioni quotidiane in totale assenza di sé, è di fatto un chiaro segnale che se può apparire ambiguo dall’interno, è chiarissimo dal di fuori. Parlerò solo di un movimento, il più frequente tra quelli che vedo, e che conosco bene anche per esperienza diretta: il movimento dell’amare una persona che vuole morire e giungere, per amore, al sacrificio estremo di andare con lei o al posto suo. Per anni ho fatto da scudo, in alcuni momenti terribili per me, a persone corrose dalla colpa, persone che amavo e frequentavo, tese verso la morte: stavano spingendo avanti me chiedendomi inconsciamente di andare per loro. Sentivo allora la mia anima appesantirsi e scendere verso il basso, la luce e il respiro mancare, la voglia di vivere affievolirsi; i progetti, i sogni, i desideri e i sentimenti inaridirsi e distruggersi, svanire. Solo oggi riesco a mettere a fuoco con lucidità quanto mi stava succedendo allora. Questa lucidità mi consente di riconoscere tale movimento negli altri e mostrarlo. Perciò riesco a dare a molte persone l’esperienza di ricollegarsi alla Vita, di guardare verso di lei, di aprirsi alla Coscienza Spirituale e giungere a un amore ancora più maturo e alto: quello che nel sommo rispetto sa lasciare a ciascuno, anche la persona più amata, il suo cammino. Tra il vecchio modello e il nuovo c’è proprio questa «gravità celeste», questa energia del richiamo profondo della nostra vera natura, che somiglia a quell’amore di bambini e ne ha la stessa leggerezza, infinità, purezza e forza. In molti mi hanno scritto, colpiti dalla notizia dei gemellini nati, dei quali uno è morto ed è stato riportato in vita dall’amore della madre. Mai come oggi, la soglia tra vita e morte è sottile. Sia ad andare, che a tornare. Ma restare vivi e vivere bene non è solo frutto di destino, karma, nascita e fortuna: è di fatto un grosso, ostinato, disciplinato e costante lavoro, che ciascuno può fare solo ed esclusivamente per se stesso. Con qualche aiuto. Con un bel po’ di coraggio. Con una guida, un compagno di viaggio, un maestro o semplicemente, con la persona che ha scelto per stargli accanto. Qualunque strada tu scelga oggi, il mio cuore è con Te. 

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