«Vuoi vivere? O vuoi morire?» questa sembra la
domanda che in questo momento, nel segreto del proprio cuore, la maggior parte
delle persone si pone ogni mattina, al risveglio. Mi fa aggrappare con forza a
un ricordo di bambino: tornai a scuola dopo le vacanze estive e una
bambina che mi piaceva mi disse «ciao» con un sorriso grandissimo e mi diede un
bacio sulla guancia. Quel «ciao» sprigionò in me un’energia così forte, alta e
potente, che per anni mi sono riconnesso a quel bacio, nei tempi tristi,
ricavandone ancora gioia; tutt’oggi, se ci penso, sento che quella piccola
felicità, così pura e totale, non si è ancora del tutto esaurita. Quella bambina
mi ha aiutato a vivere. Il suo «Ciao» mi ha salvato nei miei giorni più bui. In
quell’abbraccio, avevo sentito d’improvviso aprirsi una «gravità» più grande
nella mia vita, una forza divina, un rapimento dall’alto, un campo di energia
sconosciuto ma simile a me, che mi faceva sentire in contatto con un Dio dentro
di me. Ma quel giorno imparai anche quanto sia pericoloso attribuire questo
fenomeno alla persona che ti dà quell’esperienza: essa si trova in mano il
potere di unirti alla vita quando si avvicina a te e farti provare un senso
di morte nell’allontanarsi. Questo è il movimento che vedo oggi intorno a me. Ne
parlo perché le sue proporzioni sono divenute evidenti. Almeno una persona al
giorno viene da me, a lavorare in una consultazione, portando problemi
all’apparenza innocui, che nascondono in realtà una scelta ben più profonda:
quella tra vivere e morire. Siamo in un momento di grande trasformazione
collettiva, in cui c’è un vero e proprio salto tra un modello esaurito e uno
assai più rarefatto ed evoluto. In questo cambiamento, tutte le strutture, non
solo quelle sociali e antropologiche, ma soprattutto quelle psichiche e
fisiche, vengono scardinate alle fondamenta. Le soluzioni che funzionavano fino
a pochi anni fa, si rivelano inconsistenti. Terapie, farmaci, cure: tutto
sembra scontrarsi con una forza più grande, che trascende di molto la nostra
comprensione. Molti non si accorgono del rischio che corrono e di come la
scelta stia solo a loro: l’essere attratti dalla morte, il pensiero fisso, il
non avere un progetto, il ripetere una sequenza di azioni quotidiane in totale
assenza di sé, è di fatto un chiaro segnale che se può apparire ambiguo dall’interno,
è chiarissimo dal di fuori. Parlerò solo di un movimento, il più frequente tra
quelli che vedo, e che conosco bene anche per esperienza diretta: il movimento
dell’amare una persona che vuole morire e giungere, per amore, al sacrificio
estremo di andare con lei o al posto suo. Per anni ho fatto da scudo, in alcuni
momenti terribili per me, a persone corrose dalla colpa, persone che amavo e frequentavo,
tese verso la morte: stavano spingendo avanti me chiedendomi inconsciamente di
andare per loro. Sentivo allora la mia anima appesantirsi e scendere verso il
basso, la luce e il respiro mancare, la voglia di vivere affievolirsi; i
progetti, i sogni, i desideri e i sentimenti inaridirsi e distruggersi,
svanire. Solo oggi riesco a mettere a fuoco con lucidità quanto mi stava
succedendo allora. Questa lucidità mi consente di riconoscere tale movimento
negli altri e mostrarlo. Perciò riesco a dare a molte persone l’esperienza di
ricollegarsi alla Vita, di guardare verso di lei, di aprirsi alla Coscienza
Spirituale e giungere a un amore ancora più maturo e alto: quello che nel sommo
rispetto sa lasciare a ciascuno, anche la persona più amata, il suo cammino. Tra
il vecchio modello e il nuovo c’è proprio questa «gravità celeste», questa
energia del richiamo profondo della nostra vera natura, che somiglia a quell’amore
di bambini e ne ha la stessa leggerezza, infinità, purezza e forza. In molti mi
hanno scritto, colpiti dalla notizia dei gemellini nati, dei quali uno è morto
ed è stato riportato in vita dall’amore della madre. Mai come oggi, la soglia
tra vita e morte è sottile. Sia ad andare, che a tornare. Ma restare vivi e
vivere bene non è solo frutto di destino, karma, nascita e fortuna: è di fatto
un grosso, ostinato, disciplinato e costante lavoro, che ciascuno può fare solo
ed esclusivamente per se stesso. Con qualche aiuto. Con un bel po’ di coraggio.
Con una guida, un compagno di viaggio, un maestro o semplicemente, con la
persona che ha scelto per stargli accanto. Qualunque strada tu scelga oggi, il
mio cuore è con Te.
Grazie
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