In questi giorni parlo spesso con persone che stanno uscendo da situazioni dolorose. Mi sorprendo di quanto la nostra civiltà insensata abbia formattato il protocollo del dolore come una qualunque pratica psichica da evadere nel minor tempo possibile, discretamente, preferibilmente in silenzio e di nascosto. Non spendo qui parole sul tema già affrontato riguardo la completa rimozione della morte. La rimozione del dolore non è una stoltezza meno allarmante. Questa pianta nera dell’anima, che cresce di giorno e di notte, che si moltiplica, si espande, affonda radici ovunque, si riproduce anche senz’acqua né sole ed è l’unica a svilupparsi al chiaro di luna o alla luce delle stelle, nelle notti più buie: è vano e folle cercare di dire «tu non esisti.» Una persona subisce un lutto, si trova alla fine di una relazione, viene lasciata per qualcun altro e si sente abbandonata: mentre il cuore le va in pezzi, l’anima si oscura e la mente inizia a girare senza sosta, consumando immense quantità di energia psichica, la sua preoccupazione è quella di annullare il dolore, farlo sparire, riprogrammarsi come un computer infettato da un virus. C’è una pubblicità che ho visto in tv, anticipa una fiction che parla di psicoanalisi: mentre scorrono sullo schermo i volti disanimati di poveri pazienti, sopra le loro voci campeggia quella dello pseudo-guru che dice, con sussiego biblico, «finalmente ho capito cosa non va in te!» Mi è venuto di entrare nello schermo e rispondergli «avrei invece io qualcosa da dirti su quello che non va in te!» Quello che non va è che siamo ormai abituati dalla nostra civiltà insensata ad accendere il riflettore, a puntare microscopi e telescopi, su quello che non va, gettando nella spazzatura tutto quello che invece va, è costato anni di sacrifici ed è stato mantenuto in equilibrio miracoloso forse per decenni. Il dolore è parte di questa alchimia del passaggio dalla sopravvivenza alla Vita. Ora, non è dicendo «il dolore non c’è» che si può trovare la giusta, completa e reale guarigione. Se ho condiviso con una persona che amo intere stagioni della mia vita, se tutta la mia casa parla di lei, se sono circondato da oggetti donati da lei, che hanno il suo odore, che contengono ciascuno un “film” insieme, se la sua anima «emerge dalle cose» come dice Neruda e tutto il mio mondo ne era intriso, perderla per un qualsiasi motivo dev’essere necessariamente una catastrofe, perché noi non siamo macchine, né computer, né dissociati anaffettivi e disumanizzati come molti che passano da una sciagura sentimentale all’altra, fuggendo dal pericolo d’innamorarsi, coinvolgersi, lasciarsi contattare e cambiare dai sentimenti. Se noi abbiamo amato e continuiamo ad amare, dobbiamo soffrire e soffriremo. Non si può «farsene una ragione», né «darsi coraggio.» Bisogna saper dire «io sto male, io ho bisogno di aiuto, io chiedo aiuto a chi me ne può dare.» La compassione falsa che ci circonda, in questo mare di sentimentalismo, è un veleno anche peggiore: ci trasforma tutti in bambini, togliendoci la forza di crescere e farcela davvero, con l’aiuto necessario al momento necessario («ho capito cosa non va in te!» significa «piccolo bimbo sofferente, ora ti mostro quanto sono forte e migliore di te!»). Alcuni mi chiedono se sia normale provare la mancanza, aver voglia di piangere, di non alzarsi dal letto, di telefonare e di urlare, dichiarare il bisogno di un abbraccio o di un qualsiasi momento del passato perduto. Sì, certo che è normale. Ciò che non è normale è questa stupida idea che ci sia un modello di perfezione, di distacco, di atarassia, uno stato cristallizzato e analgesico. L’unico modo di non soccombere al dolore, combattendolo in un match di pugilato che non di rado sfiora la morte, è costruirgli uno spazio dentro di noi, dargli importanza, riconoscerlo, dialogare con lui: creare una serra dentro la nostra anima e lasciare che cresca, raggiunga la massima estensione, dia i suoi frutti e, come tutte le cose umane, si secchi e muoia. Lasciando lo spazio ad altre piante, piene di fiori colorati e profumati, che saranno tutti i nostri futuri progetti, successi e amori.
— Gabriele Policardo
lunedì 26 maggio 2014
giovedì 15 maggio 2014
La scelta
«Vuoi vivere? O vuoi morire?» questa sembra la
domanda che in questo momento, nel segreto del proprio cuore, la maggior parte
delle persone si pone ogni mattina, al risveglio. Mi fa aggrappare con forza a
un ricordo di bambino: tornai a scuola dopo le vacanze estive e una
bambina che mi piaceva mi disse «ciao» con un sorriso grandissimo e mi diede un
bacio sulla guancia. Quel «ciao» sprigionò in me un’energia così forte, alta e
potente, che per anni mi sono riconnesso a quel bacio, nei tempi tristi,
ricavandone ancora gioia; tutt’oggi, se ci penso, sento che quella piccola
felicità, così pura e totale, non si è ancora del tutto esaurita. Quella bambina
mi ha aiutato a vivere. Il suo «Ciao» mi ha salvato nei miei giorni più bui. In
quell’abbraccio, avevo sentito d’improvviso aprirsi una «gravità» più grande
nella mia vita, una forza divina, un rapimento dall’alto, un campo di energia
sconosciuto ma simile a me, che mi faceva sentire in contatto con un Dio dentro
di me. Ma quel giorno imparai anche quanto sia pericoloso attribuire questo
fenomeno alla persona che ti dà quell’esperienza: essa si trova in mano il
potere di unirti alla vita quando si avvicina a te e farti provare un senso
di morte nell’allontanarsi. Questo è il movimento che vedo oggi intorno a me. Ne
parlo perché le sue proporzioni sono divenute evidenti. Almeno una persona al
giorno viene da me, a lavorare in una consultazione, portando problemi
all’apparenza innocui, che nascondono in realtà una scelta ben più profonda:
quella tra vivere e morire. Siamo in un momento di grande trasformazione
collettiva, in cui c’è un vero e proprio salto tra un modello esaurito e uno
assai più rarefatto ed evoluto. In questo cambiamento, tutte le strutture, non
solo quelle sociali e antropologiche, ma soprattutto quelle psichiche e
fisiche, vengono scardinate alle fondamenta. Le soluzioni che funzionavano fino
a pochi anni fa, si rivelano inconsistenti. Terapie, farmaci, cure: tutto
sembra scontrarsi con una forza più grande, che trascende di molto la nostra
comprensione. Molti non si accorgono del rischio che corrono e di come la
scelta stia solo a loro: l’essere attratti dalla morte, il pensiero fisso, il
non avere un progetto, il ripetere una sequenza di azioni quotidiane in totale
assenza di sé, è di fatto un chiaro segnale che se può apparire ambiguo dall’interno,
è chiarissimo dal di fuori. Parlerò solo di un movimento, il più frequente tra
quelli che vedo, e che conosco bene anche per esperienza diretta: il movimento
dell’amare una persona che vuole morire e giungere, per amore, al sacrificio
estremo di andare con lei o al posto suo. Per anni ho fatto da scudo, in alcuni
momenti terribili per me, a persone corrose dalla colpa, persone che amavo e frequentavo,
tese verso la morte: stavano spingendo avanti me chiedendomi inconsciamente di
andare per loro. Sentivo allora la mia anima appesantirsi e scendere verso il
basso, la luce e il respiro mancare, la voglia di vivere affievolirsi; i
progetti, i sogni, i desideri e i sentimenti inaridirsi e distruggersi,
svanire. Solo oggi riesco a mettere a fuoco con lucidità quanto mi stava
succedendo allora. Questa lucidità mi consente di riconoscere tale movimento
negli altri e mostrarlo. Perciò riesco a dare a molte persone l’esperienza di
ricollegarsi alla Vita, di guardare verso di lei, di aprirsi alla Coscienza
Spirituale e giungere a un amore ancora più maturo e alto: quello che nel sommo
rispetto sa lasciare a ciascuno, anche la persona più amata, il suo cammino. Tra
il vecchio modello e il nuovo c’è proprio questa «gravità celeste», questa
energia del richiamo profondo della nostra vera natura, che somiglia a quell’amore
di bambini e ne ha la stessa leggerezza, infinità, purezza e forza. In molti mi
hanno scritto, colpiti dalla notizia dei gemellini nati, dei quali uno è morto
ed è stato riportato in vita dall’amore della madre. Mai come oggi, la soglia
tra vita e morte è sottile. Sia ad andare, che a tornare. Ma restare vivi e
vivere bene non è solo frutto di destino, karma, nascita e fortuna: è di fatto
un grosso, ostinato, disciplinato e costante lavoro, che ciascuno può fare solo
ed esclusivamente per se stesso. Con qualche aiuto. Con un bel po’ di coraggio.
Con una guida, un compagno di viaggio, un maestro o semplicemente, con la
persona che ha scelto per stargli accanto. Qualunque strada tu scelga oggi, il
mio cuore è con Te.
La Coscienza parla per Analogia
Ieri sono andato dal mio editore a prendere
alcune copie del libro per me. Pochi istanti dopo l’arrivo, è entrata nel negozio
una signora con un cagnolino e Nicola, l’amico che collabora alle edizioni, le
ha detto indicandomi «Lei è qui per lui». Infatti, la signora era venuta a
comprare una copia di “Tarocchi Karma Destino”, senza immaginare che io sarei
stato lì. Abbiamo estratto un arcano, e le ho scritto una dedica. Nella sua
emozione, nella mia, ho riconosciuto un incontro dell’anima. La coscienza parla
per Analogia: il cagnolino si chiama Chico, come il cane storico di mio padre,
che più volte è sparito ed è anche stato rapito, per poi tornare. Era un cane
magico, la cui storia risale a quando io avevo pochi anni. E prima di Chico, la
signora aveva avuto un cane di nome Carletto, lo stesso nome che io ho dato a
uno dei due gatti di mia nonna, un gatto nero, con un solo occhio e pertanto anch’egli
magico. Così comunica l’Analogia per noi: siamo tutti parte di una famiglia di
anime, dentro famiglie più grandi. Le cosiddette co—incidenze, o sincronicità,
non servono ad altro che a connettere a un livello più profondo i nostri
destini, già mossi da forze invisibili che ci conducono all’Amore più alto.
venerdì 9 maggio 2014
"Tarocchi Karma Destino" in libreria, sul sito e dall'autore
«Chi tocca questo libro tocca un uomo» aveva
scritto Walt Whitman, a matita, sulla sua copia del libro di poesie che
pubblicò per tutta la vita, Foglie d’erba. Ispirandomi a lui, nel
sentire che siamo tutti come fili d’erba in un unico, infinito,
eterno fluire di Coscienza, sulla mia copia di Tarocchi Karma Destino
scriverei «Chi tocca questo libro tocca molte vite e molte persone, un
unico destino di cui anche egli scoprirà di far parte.» Dunque, è un
racconto di racconti, una descrizione di descrizioni, una storia che
contiene ed è fatta da altre storie. Non credo debba essere un manuale
di niente, nulla che ci leghi più di quanto un’amicizia istintiva unisce
due viaggiatori improvvisati, che si conoscono e condividono un tratto
di strada.
Con tutta la mia gratitudine, il mio rispetto, il mio amore, grazie di essere ora Tu, questo mio compagno di viaggio.
Puoi ordinare il libro al link di Spazio Interiore, su internet o prenderlo in libreria. Chi ne desidera una copia con una mia dedica meditata su un Arcano, può inviare la sua richiesta a questo indirizzo mail:
ordinilibro@hotmail.com
indicando la propria data di nascita e l’indirizzo, riceverà informazioni sulla spedizione; nel caso di un dono, può indicare anche la data di altre persone. La spedizione fino a quattro copie ha il costo di soli 2 euro. Chi ha già preso contatti con me per mail non è necessario che scriva nuovamente, è già nella mia lista.
La dedica meditata avviene tramite la sintonizzazione con il campo, ovvero quell’energia che Jung chiamava “inconscio collettivo” e che è l’energia onnipervasiva di cui parlava anche Einstein con il termine “campo unificato”. Gli Arcani forniscono per ciascuno un simbolo, che rappresenta, su mia esplicita richiesta e volontà, la direzione sulla quale la persona può contemplare per la propria crescita, guarigione ed evoluzione. Questo perché non abbiamo neanche un minuto del nostro tempo prezioso da perdere, per stare meglio, per essere più consapevoli, felici e abbondanti. Un abbraccio a tutti!
Gabriele
http://www.spaziointeriore.com/casa-editrice/catalogo/collana-nonordinari/30-casa-editrice/nonordinari/342-tarocchi-karma-destino
Con tutta la mia gratitudine, il mio rispetto, il mio amore, grazie di essere ora Tu, questo mio compagno di viaggio.
Puoi ordinare il libro al link di Spazio Interiore, su internet o prenderlo in libreria. Chi ne desidera una copia con una mia dedica meditata su un Arcano, può inviare la sua richiesta a questo indirizzo mail:
ordinilibro@hotmail.com
indicando la propria data di nascita e l’indirizzo, riceverà informazioni sulla spedizione; nel caso di un dono, può indicare anche la data di altre persone. La spedizione fino a quattro copie ha il costo di soli 2 euro. Chi ha già preso contatti con me per mail non è necessario che scriva nuovamente, è già nella mia lista.
La dedica meditata avviene tramite la sintonizzazione con il campo, ovvero quell’energia che Jung chiamava “inconscio collettivo” e che è l’energia onnipervasiva di cui parlava anche Einstein con il termine “campo unificato”. Gli Arcani forniscono per ciascuno un simbolo, che rappresenta, su mia esplicita richiesta e volontà, la direzione sulla quale la persona può contemplare per la propria crescita, guarigione ed evoluzione. Questo perché non abbiamo neanche un minuto del nostro tempo prezioso da perdere, per stare meglio, per essere più consapevoli, felici e abbondanti. Un abbraccio a tutti!
Gabriele
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