Come per ogni altro conflitto, per venire a capo
della sindrome dell’abbandono è necessario sapere e vedere, come in un film,
quando e come essa è nata, cioè, quale è stato il primo abbandono ad aver
impresso una svolta così drammatica alla vita. «È accaduto quando ero
vulnerabile, quando non avevo alcuna protezione. Porto quella fragilità in ogni
relazione.» Scopro così, in una grande quantità di consultazioni, che in quasi
tutti i casi si attribuisce quel sintomo all’evento sbagliato — ciò è il motivo
per cui il sintomo sussiste e si ricasca nel copione dell’abbandono. Classico è
l’abbandono di una madre… che non ha mai abbandonato e che si prende dunque
colpe non sue. Spesso io chiedo: «Chi ti ha abbandonato?». Mi sento rispondere con
qualche variazione: «mi ha abbandonato la mamma, il primo fidanzato, l’amica
prediletta, lo zio che era come un padre, ecc.» Ma indagando un po’ più
profondamente, si rivela con discreta facilità che l’effetto dirompente e
drammatico di quell’abbandono specifico fu dovuto al fatto che esso non era il
primo, bensì il secondo, ed ecco il motivo dell’impatto devastante nella sfera
emotiva e psichica. Allora io dico: «tu quella volta sei caduto nel panico
perché hai pensato ‘Non abbandonarmi anche tu!’» «È vero» dice l’altro. «Ma non
mi ero mai soffermato a pensare al significato profondo e reale di questo
pensiero.» Eppure, quando la nostra anima parla, dovremmo ascoltarla con
attenzione. Un bravo detective dell’anima pone subito la sua attenzione su quel
«anche tu.» Così, come in un’indagine poliziesca, portiamo alla luce una verità
che costituisce la vera strada. Abbiamo il punto esatto in cui scavare, siamo
al cospetto della corretta descrizione e dunque della soluzione. Possiamo regolare
i conti con chi davvero ci ha abbandonato (capire perché ci sentiamo così anche
se — di fatto — nessuno ci ha mai abbandonato veramente). Già il vento soffia
nelle vele della liberazione.
— Gabriele Policardo
orcaloca... è assolutamente verissima 'sta faccenda del secondo abbandono.
RispondiEliminaalmeno per me.